martedì 13 marzo 2007

Donne al lavoro!


Il 12 Marzo, presso la Casa delle Culture a Roma, si è tenuta la seconda edizione dell’evento “Obiettivi sul lavoro”. Nello specifico il tema principale è stato il lavoro precario femminile che, dalla ricerca svolta dall’Osservatorio Permanente sul Lavoro Atipico in Italia, risulta in percentuale sempre maggiore rispetto a quello maschile.

Sia la direttrice dell’Ires Cgil Giovanna Altieri, che la Sottosegretaria al Ministero del Lavoro Rosa Rinaldi, hanno fatto notare come, negli anni ’70-’80, l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro sia stato un importante risultato raggiunto in seguito alla lotta per la rivendicazione di uno stato sociale e della propria libertà e autonomia.

Oggi le donne continuano a lavorare, ma paradossalmente si stà verificando una regressione sociale. Si lavora infatti sempre più per necessità, piuttosto che per gratificazione personale, ma il problema maggiore si trova nella grande discriminazione che colpisce il lavoro femminile. Nonostante la parità di curriculum oggi presente tra uomini e donne, queste ultime hanno in proporzione sempre minori possibilità di carriera e, soprattutto, vi è una notevole differenza salariale, anche se la legge non lo consentirebbe.

Inoltre non va dimenticata la forte discriminante che comporta appartenere al genere femminile: oltre a essere donne si è anche madri e mogli, ciò significa un’alta percentuale di lavoratrici part time e dai contratti di lavoro più disparati. Questa realtà di lavoro flessibile diventa sempre più spesso sinonimo di lavoro precario e scarso rispetto dei diritti fondamentali delle lavoratrici, che magari rischiano di perdere il proprio posto di lavoro a causa di un’evento lieto come la gravidanza.

Ecco quindi che un problema di tipo economico si trasforma in un problema sociale, questione affrontata anche durante la Consulta delle Politiche Giovanili. L’impossibilità di trovare un posto di lavoro stabile preclude alle donne e ai giovani la progettazione di un qualsiasi futuro, che sia quello di comprare una casa, piuttosto che mettere su famiglia o programmare una gravidanza.

L’Assessore delle pari opportunità Mariella Gramaglia è intervenuta sempre su questa linea, facendo però delle proposte concrete. Ciò che si dovrebbe fare innanzitutto sarebbe lavorare sulla riforma della Pubblica Amministrazione (è in questo settore infatti che si registra un’alta percentuale di precarietà lavorativa), puntanto a un metodo meritocratico che possa portare a un rinnovamento. Di rinnovo si dovrebbe parlare anche per gli organismi che agiscono per le pari opportunità, dando loro più potere e sveltendone l’operato. Riguardo ai privati sarebbe opportuno dare degli incentivi a quelle imprese che decidano di assumere le donne, considerando il loro operato equivalente a quello degli uomini. Ugualmente bisognerebbe incentivare quelle donne che decidano di avviare loro stesse un’attività imprenditoriale e investire su una formazione permanente che costituisca uno stimolo continuo.

Anche se in questa sede ci si è relazionati soprattutto di lavoro precario femminile, va detto che risolvere questo problema permetterebbe a chi decide volontariamente di trovarsi nella situazione di lavoratore flessibile una maggior tutela dei propri diritti, e sarebbe di grande aiuto per lo sviluppo del settore lavorativo dell’intero paese.

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